Diario di una ginnasta by Annelise Heurtier

Diario di una ginnasta by Annelise Heurtier

autore:Annelise Heurtier [Heurtier, Annelise]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Gallucci
pubblicato: 2024-01-01T23:00:00+00:00


Qual è il difetto che ti rattrista di più, in te o negli altri?

È ufficiale, Camille mi manda il sangue alla testa.

Vederla civettare, sgobbare senza sosta, fare gli occhi dolci a mia madre dopo tutto il veleno che le ha sputato addosso soltanto un mese fa? Sinceramente, è lei che non ha un briciolo di amor proprio.

E poi, cosa crede? Che basti essere laboriosa e sorridente per essere selezionata? Mica siamo a Miss Francia!

E quando si rivolge a Raphaël… penso che potrei prenderla a morsi.

*iperventilazione*

*due serie di venti flessioni*

Vorrei TANTO essere al di sopra di tutto questo. Indifferente. Divertita, casomai.

Ma non ci riesco. Il che mi fa arrabbiare ancora di più. Mi sento incapace, infantile e caratteriale (chi vuole sposarmi?)

Ecco, è brutto dirlo, ma non posso fare a meno di sentirmi soddisfatta quando sento che le sto rompendo le scatole.

Prima, per esempio, quando ho chiesto a Raphaël se potevo intervistarlo.

L’allenamento era finito. Ho aspettato che le ragazze sparissero negli spogliatoi, non volevo che pensassero a qualche giochetto personale, tipo una leccata di culo per sembrare migliore delle altre.

Raphaël stava mettendo in ordine i tappetini. Sono andata verso di lui, le mani sudaticce e il cuore attaccato al body come una ventosa. Mi sono resa conto che era la prima volta che gli avrei parlato di qualcosa che non fosse ginnastica, e senza potermi nascondere dietro uno schermo o altre presenze oltre la mia.

Di colpo si è girato verso di me, sorpreso. Mi sono pentita di essermi avvicinata con tanta discrezione, era imbarazzante e strano, questa pazza spuntata dal nulla.

«Sì, Tessa? Hai bisogno di qualcosa?»

All’istante una piccola palla di non so cosa mi si è ficcata in mezzo alla gola.

Ho fissato un punto immaginario tra i suoi occhi e ho formulato la mia domanda tutta d’un fiato per poi rimanere senza parole:

«Vorrei proporre un articolo come candidatura a un giornale, saresti disposto a farti intervistare?»

Un’eternità di un secondo e mezzo mi ha separato dalla sua risposta.

«Beh, se può esserti utile».

Ha sorriso, volevo farlo anch’io, ma il mio labbro superiore, secco per l’emozione, è rimasto incollato ai denti.

Ho chiuso la bocca all’istante, mortificata da quel tradimento corporeo.

Con dolcezza, lui ha aggiunto:

«Comunque adesso devo andarmene. Possiamo farlo al telefono una di queste sere?»

Ho assentito con un cenno del capo, riconoscente e sollevata. Se anche m’avesse detto alle cinque del mattino avrei annuito come se mi fosse apparsa la Madonna.

«Perfetto. Martedì dopo l’allenamento? Il mio numero ce l’ha tua madre».

Ho visto i suoi occhi perdersi tra i miei capelli.

Mi sono chiesta cosa mai potesse guardare.

Con un gesto rapido e preciso, la sua mano mi si è avvicinata al viso. Mi sono irrigidita. Le dita mi hanno sfiorato l’orecchio.

Prima che potessi capire qualcosa, aveva già tolto la mano.

Teneva tra le dita un pezzo di gommapiuma avvolto dalla polvere.

«Ce l’avevi nei capelli. Devi smetterla di rotolarti nella fossa paracadute come una bambina, Tessa».

Mi sono sentita terribilmente a disagio, anche se non so perché.

Lui si è messo a ridere:

«Ti sto prendendo in giro».

Mi ha messo un braccio



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